giovedì 4 gennaio 2018

Un buon proposito per il 2018: non procrastinare

(Fonte: "La Stampa")

Mille cose da fare e alla fine  non  si  riesce  a concluderne  nessuna. Succede quando si ha una
complicata scadenza di lavoro e la si rimanda per vedere un film.  Oppure  quando  si  deve
andare in palestra e alla fine ci si ritrova sul divano a curiosare le bacheche Facebook. L’essere umano - chi più e chi meno - è un artista del procrastinare. A volte si rimandano talmente tanti impegni che si rischia di rimanerne soffocati. E di essere più stressati di quello che è necessario per portare a termine i propri impegni. Eppure,  secondo  gli  psicologi, perdere  questo  comunissimo
«vizio»  potrebbe  essere  più semplice di quanto si immagina. Potrebbe diventare il primo  dei  buoni  propositi  per l’anno nuovo. Purché non si finisca per procrastinare anche quelli. Dopo anni di studi, gli psicologi sono riusciti a mettere insieme alcuni pratici suggerimenti per superare la mania della procrastinazione.
 

Suddividere i compiti
Quando il compito da svolgere è troppo difficile e rischia di travolgerci, la prima cosa da
fare è non lasciarsi mai prendere dallo sconforto. Per riuscirci uno dei metodi più efficaci è quello di suddividerlo in tanti  piccoli  traguardi.  Una volta superati i primi, alla fine ci si ritroverà a metà dell’opera senza accorgersene. E così concluderlo sembrerà più facile,  meno  stressante  e  soprattutto più appagante.


Iniziare senza pensarci troppo
Come dice un noto detto popolare: «Chi ben comincia è a metà dell’opera». Proprio così. In effetti, iniziare è spesso la parte più difficile di un qualsiasi compito. Secondo gli psicologi, di fronte a un impegno faticoso si tende a concentrarsi su quanto sia difficile portarlo a termine. Tanto che si fa fatica addirittura  ad  affrontarlo.  La soluzione  migliore,  quindi,  è  non pensare troppo al compito
nella sua interezza, ma iniziare subito  a  svolgerlo.  Una  volta partiti, è più facile proseguire fino al completamento. E, aspetto più importante, senza tanto stress e sensi di colpa.
 

Rinunciare al senso di perfezione
Quando si ha del lavoro da fare, essere  perfezionisti  non  sempre è un bene. Anzi, può essere un grave ostacolo da superare.
Perché, quando ci si preoccupa troppo  di  essere  impeccabili, qualsiasi  compito  diventa  insormontabile e si viene inghiottiti da una sgradevole sensazione di incompletezza. Per questo
gli  psicologi  raccomandano  di mettere da parte la propria tendenza alla perfezione e di concentrarsi soprattutto sullo scopo finale del compito. Alla fine qualsiasi  attività  completata,
anche se imperfetta, sarà sempre  meglio  di  un  compito  non portato a termine.
 

Vincere la paura di fallire
A volte non si riesce a iniziare un progetto per paura che il suo svolgimento  si  riveli  un  fallimento.  L’idea  perversa  che  si inculca  nella  propria  mente  è che, se non si inizia, non si può fallire.  Tuttavia,  questo  è  un modo di pensare improduttivo e decisamente negativo. Invece,
gli esperti raccomandano di affrontare la paura di fallire sempre a testa alta. Del resto, non
portare a termine un compito è comunque  un  fallimento.  Che sia un successo o meno, quindi,
onorare  il  proprio  impegno  ci farà stare sicuramente meglio.


Premiarsi a ogni traguardo raggiunto
E’ più facile portare a termine un compito se alla fine sappiamo di ricevere un premio. Questo incentivo non deve per forza arrivare da terzi, ma è qualcosa che ognuno di noi può stabilire
da solo, all’inizio. Ci si può premiare, per esempio, comprando qualcosa che si desidera o semplicemente  dedicando  qualche ora ad attività che ci gratificano. Si può stabilire che una volta completato un compito - da una scadenza di lavoro fino alla pulizia della cantina - ci si può
sedere  sul  divano  e  leggere qualche capitolo del proprio libro preferito o guardare le puntate della serie tv che ci appassiona. Se al traguardo ci aspetta qualcosa, l’intero percorso si rivelerà più facile e agevole.


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Perché rimandiamo sempre 

1 - Questione di DnaAlcuni più di altri tendono a non fare mai ciò che dovrebbero fare: alcuni geni contribuiscono a
esaltare questo tratto della personalità
.

2 - Dipendenza
Il processo cresce su se stesso: quando rimandiamo un compito, rimandarlo ancora ci sembrerà più
facile. E così sarà poi per il compito successivo.


3 - Scarso autocontrollo
Questa caratteristica rende più vulnerabili: gli «artisti» del non fare sono anche individui che
nella vita tendono a essere molto impulsivi.


4 - Squilibrio cerebrale
Quando non si è concentrati su un compito, il sistema limbico prende il sopravvento sulla
corteccia prefrontale e si fa solo ciò che più ci piace.


5 - Troppi impegni noiosi
Spesso si rimandano perché sono troppi oppure perché sono insopportabili: è così che scatta il
meccanismo perverso di aspettare all’infinito.


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