lunedì 22 dicembre 2014

Parliamo di coaching

Qualcuno di voi ha già sentito parlare di "coaching" inteso come supporto dato ai professionisti da parte di consulenti esterni? Se ne parla in questo articolo, cosa ne pensate?

(Fonte: "Corriere Economia")

Allenare la mente proprio come fosse un corpo. Favorendo la concentrazione sull’obiettivo da raggiungere e, soprattutto, sulla focalizzazione del risultato. Si chiama coaching ed è una
metodologia di formazione che punta allo sviluppo del potenziale personale. Nella vita come in azienda. 


Nelle imprese, questo metodo viene sempre più utilizzato nelle politiche di sviluppo. Perché è uno strumento anticrisi e di gestione delle risorse umane. Che viene sempre più incontro alle problematiche che le aziende di questi tempi devono affrontare: ridimensionamenti, ristrutturazioni, fusioni, distaccamenti.

Secondo una recente indagine della Stanford Graduate School of Business, più di un terzo dei ceo negli Stati Uniti segue percorsi di executive coaching. Con risultati eccellenti.
Qualcosa si muove anche qui da noi anche se si fa ancora un po’ troppa confusione su chi sia e cosa faccia esattamente un coach. Il coaching è come una bussola, quando ci si perde e non si sa come raggiungere la meta, indica dove ci si trova e la direzione da seguire per trovarla. 


(...)

Se ti focalizzi su quello che non vuoi, è esattamente ciò che otterrai.

Secondo una ricerca dell’Icf (International Coach Federation) che ha analizzato un campione di oltre 18 mila manager provenienti da 25 Paesi, più della metà degli interpellati (il 58%) dichiara di
conoscere il coaching. Ad una domanda specifica sul perché si è deciso di intraprendere un percorso di questo tipo, il 42% risponde per ottimizzare la performance lavorativa individuale e del team, il 33% per espandere le opportunità di carriera, il 29% per migliorare le strategiedi business. E se il 31% si allena per aumentare l’autostima e la fiducia in se stesso, il 27% lo fa per gestire in modo più equilibrato lavoro e vita privata. 

A rispondere maggiormente a queste due ultime domande sono, non a caso, le donne.
Ci si rivolge a un coach per un cambiamento importante
(...) perché si hanno potenzialità
inespresse, ci si sente a disagio per qualcosa di cui non si è consapevoli e che si vorrebbe conoscere.
 

Il coach non è però uno psicologo, non deve scavare alla ricerca di qualcosa, ma lasciare che siano le emozioni a parlare, a indicare la strada. D’altronde sin dai tempi di Eraclito si diceva che nella vita non c’è nulla d’immutabile, tranne l’esigenza di cambiare.
Non c’è alcuna strategia predefinita
(...) ma solo un forte coinvolgimento del partecipante.
Partendo dall’autosservazione, guidata e stimolata dal coach, l’autosviluppo permette al manager di comprendere gli schemi entro cui è abituato a lavorare e assicura che il training avvenga su
tematiche che egli reputa centrali.


A differenza di un corso di formazione, solitamente dedicato a più persone, il coach è riservato a quella determinata persona
(...)

La maggior parte del campione (49%) si dichiara molto soddisfatto di aver fatto un’esperienza di
coaching. Con l’età e il grado di consapevolezza che giocano un ruolo cruciale. Il 35% di chi ha seguito un percorso di coach ha tra i 25 e i34 anni, mentre il 23% ha oltre 55 anni.
Il 33% sono uomini. Sempre dalla survey emerge che uno su 3 di coloro che non hanno mai seguito un’esperienza di coach sarebbe disposto a sperimentarla, mentre il 48% ritiene che un coach
debba essere certificato e avere determinate credenziali. 


(...)

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