martedì 17 novembre 2015

Ci penserò domani


(Fonte: "D")

Vorreste leggere questo articolo ma vi siete ripromessi di farlo tra qualche ora? Il titolo v'incuriosisce, ma poi è arrivata una notifica di Twitter e vi siete distratti? 
State procrastinando. Ma non siete soli, a quanto pare. 
La sindrome di Rossella O'Hara, quella del "ci penserò domani", colpisce molti italiani: il 30% ha quest'abitudine, tra loro il 18% è un procrastinatore cronico.

La differenza non è da poco. Ritardare una decisione a volte può essere utile; invece temporeggiare perché si ha paura del risultato finale è una tecnica di difesa personale che può diventare patologica.

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Il contesto culturale italiano, tra l'altro, con un basso orientamento al futuro e una scarsa programmazione, ben si presta all'arte della procrastinazione.

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Il procrastinatore non decide, non sceglie. E rimanda di tutto: la dieta, l'iscrizione in palestra, la pulizia ai denti, l'invio di un'email, l'appuntamento con l'idraulico, l'esame all'università, il pagamento delle bollette.
La scusa di non avere tempo e non riuscire e incastrare gli impegni c'entra poco (...) la sindrome ha a che fare con l'ansia e la paura del fallimento.

Dire a un procrastinatore cronico di fare qualcosa subito equivale a dire al depresso clinico di tirarsi su di morale.

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Quando procrastiniamo perdiamo tempo, ci facciamo sfuggire le opportunità e tendiamo a non vivere in maniera autentica. Il rischio è rimanere impantanati in un circolo vizioso.

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Domani vedremo come affrontare la procrastinazione non cronica (per quella cronica è meglio ricorrere all'aiuto di un professionsita che ci faccia capire quali motivi ci portano a rimandare all'infinito) e scopriremo chi sono i pre-crastinatori.


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