giovedì 19 novembre 2015

Ricomporre i conflitti

(Fonte: "Io donna")

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Non cercare il colpevole: tanto, non c'è

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Meglio uscire dalla logica del chi ha ragione e chi torto (sempre l'altro), e della recriminazione continua. C'è un problema da affrontare, non un colpevole da trovare. E niente moralismi sulla giustizia.

Non cercare di spuntarla a tutti i costi

Non è una gara. A volte, per avere l'ultima parola si paga un prezzo troppo alto, perché chi "perde" cerca la rivincita, cova rancore, ecc.

State zitti, se potete

Fate una promessa: per una settimana, non parlate a nessuno della lite in corso. Altrimenti, a forza di raccontarla, si perde di vista il punto di partenza e si finisce con il pensare solo a come l'altro sia un mascalzone.

Un'arma vincente: l'aikido delle opinioni

Nell'aikido, una delle arti marziali giapponesi, non ci si oppone all'energia motoria dell'avversario. La si sfrutta per mandarlo al tappeto, se serve.
Attaccare frontalmente le opinioni è controproducente. Meglio partire da un "ma io la penso come te" e portare l'altro gradualmente verso un nuovo obiettivo: il tuo.

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Per uscire bene da un litigio ci sono due possibilità: la prima è far parlare l'altro senza interromperlo, lasciando a lui la fatica di arrivare fino in fondo. L'altra è mostrarsi d'accordo. Che non significa non litigare, tanto meno mentire o rinunciare alle proprie idee, ma invece attacare con: "Se fossi in te la penserei allo stesso modo". Così, almeno, si crea un punto di partenza in comune per una discussione.

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