lunedì 9 maggio 2016

Un salto in ufficio, il resto del tempo a casa


(Fonte: "Il Venerdì")

Se volete essere felici e produttivi siate anche "agili": è lo smart working (il lavoro agile) ovvero la possibilità di gestirsi spazi e tempi di lavoro in libertà.

Un'evoluzione del telelavoro? Sì, ma mentre questo è normato e prevede ai fini assicurativi, di comunicare sede alternativa all'ufficio e fasce di reperibilità, nel lavoro smart la sede resta sempre l'azienda ma solo per tre o quattro giorni a settimana, mentre negli altri si può lavorare dove si preferisce (e non solo a casa).

Quel che conta è raggiungere l'obiettivo.

Una rivoluzione? Sì, soprattutto tra i manager convinti che più ore in ufficio resti più medaglie meriti.

Per avere mezzo ufficio che lavora da remoto, servono tecnologie digitali, una nuova mentalità (imparare a delegare), contratti centrati sui "risultati" più che sui "tempi".

L'idea, diffusa negli Usa oltre che nel nord Europa, è avviata anche in Italia (...). Stando ai dati (...) su un campione di 650 aziende con più di 500 dipendenti si tratta del 14% delle aziende di grandi dimensioni, tutte concentrate nel Nord Ovest, che nel 2015 hanno portato avanti progetti pilota di smart working. (...) C'è poi un 17 per cento che offre contratti flessibili simili a quelli smart.
Nel complesso, il modello smart interessa il 67 per cento delle imprese di medio-grandi dimensioni e il 5 per cento delle piccole e medie imprese.

Lo smart worker italiano tipico ha tra i 35 e i 44 anni, è nella maggioranza dei casi donna (54 per cento), impiegato (più che manager) nei settori amministrazione, commerciale e tlc: con lui, la produttività aumenterebbe del 20 per cento.

(...)


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