venerdì 25 agosto 2017

Le lauree “trascurate” che danno più lavoro

(Fonte: "Il Sole 24 Ore")

Uno dei corsi di laurea più apprezzati (e cercati) dai datori di lavoro internazionali è statistica, con
sbocchi di carriera che vanno dall’analisi dei Big Data alla consulenza finanziaria. Chi si aspetta un boom di iscrizioni, però, potrebbe restare deluso: le immatricolazioni registrate nell’anno accademico 2016-2017, secondo i dati provvisori delle anagrafe Miur, sono meno di 1.100.
Nonostante un tasso di occupazione che viaggia oltre il 90% a cinque anni dalla laurea, retribuzioni più alte della media (circa 1.500 euro) e la presenza di incentivi fin dal momento dell’immatricolazione.


Il caso di statistica riassume un paradosso che si estende ad altri corsi di laurea, soprattutto di ambito scientifico: gli indirizzi con più prospettive dal punto di vista di carriera e retribuzione fanno fatica ad attrarre studenti, restando ai margini delle scelte dei quasi 300mila immatricolati annui negli atenei italiani. Qualche esempio?
Matematica e fisica rientrano nel gruppo disciplinare dei corsi «scientifici», classificato da Almalaurea come uno dei segmenti con i ritorni più immediati. Il tasso di occupati è al 93% a cinque anni dal titolo di primo livello, mentre la retribuzione netta viaggia sopra i 1.600 euro dopo il biennio di magistrale. Eppure la quota di immatricolati di entrambe non si spinge oltre a una
percentuale di nicchia: il 4,8% del totale, equivalente a un terzo di quelli registrati da ingegneria (14,5%) nello stesso anno.


Il destino è analogo a quello dell’area chimico-farmaceutica, ferma all’1,5% delle immatricolazioni nonostante svetti tra i gruppi con più chance a livello di impiego e remunerazione (oltre 1.500 euro netti dopo il biennio, contro una media di 1.400).
Francesca Contardi, esperta di risorse umane, attribuisce il “blocco” per certi curricula a fattori che vanno dalle attitudini personali ai pregiudizi su corsi ritenuti «più complessi e tecnici di altri, almeno sulla carta». Contardi pensa che la formazione scientifica andrebbe rinforzata fin dagli anni delle scuole secondarie superiori, creando magari «dei percorsi ad hoc più orientati verso queste materie». Il tutto senza scadere, però, nella convinzione che si tratti di ambiti riservati solo a determinati indirizzi liceali e tecnici: «Questo – precisa – naturalmente non significa che
chi fa ad esempio il liceo classico non possa accedervi. Significa semplicemente che avrà bisogno di integrare le proprie conoscenze in ambito scientifico». La maggiore domanda di profili si rispecchia in offerte con condizioni più appetibili anche quando si parla di formule contrattuali. 


Sono ancora i dati Almalaurea a evidenziare che gli occupati in arrivo da lauree del gruppo scientifico e statistico sono assunti in oltre 6 casi 10 con rapporti a tempo determinato, contro una media degli altri gruppi disciplinari di poco superiore al 50%. Il meccanismo è facile da intuire: la
scarsità di profili spinge ad alzare, da subito, il livello dell’offerta per conservare risorse che possono essere contese da più aziende. Anche se gli standard restano distanti da quelli che si raggiungererebbero inviando un curriculum in Francia, Germania e Regno Unito. «Proprio data la
scarsità di candidati – spiega Contardi – si tratta spessissimo di assunzioni a tempo indeterminato da subito, con retribuzioni mediamente più alte rispetto alla media»


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