venerdì 29 gennaio 2010

Da cosa nasce la resistenza al cambiamento?

Qualunque professionista della Qualità sa molto bene che implementare un Sistema Qualità richiede un cambiamento profondo e che le persone, solitamente, sono molto restie al cambiamento.

Ma da cosa deriva questa profonda resistenza al cambiamento? Proviamo a fare una breve analisi delle organizzazioni del nostro Paese.
Il tessuto connettivo delle aziende italiane è costituito per lo più da piccole e medie imprese (PMI) dove l'attenzione e quindi il successo all'interno dell'azienda è rivolto alla capacità di realizzare un determinato prodotto o servizio per il mercato.

Perché un'organizzazione abbia davvero successo, il mercato richiede, però, che siano coinvolte tutte le aree aziendali e non soltanto quelle produttive.

Tale indispensabile integrazione induce a focalizzare l'attenzione sull'organizzazione di tipo sistemico, l'unico "antidoto" possibile alla "malattia" della paura del cambiamento.
Si ha paura, infatti, di ciò che non si conosce e non si è in grado di prevedere.
Il cambiamento che occorre fare è quello di riuscire ad impadronirsi degli strumenti operativi più adatti per determinare le cause delle non conformità e non solo per trattarle, risolvendo temporaneamente il problema.

Per le PMI, però, recepire questo invito ad un cambiamento gestionale così profondo non è per nulla facile. Questa difficoltà aumenta ancora di più se pensiamo al mercato in cui ci troviamo ad operare che richiede prese di posizione rapide e precise.

La crisi sta spingendo le grandi aziende, di cui le PMI sono spessissimo partner nelle forniture, a ridurre drasticamente il parco fornitori. Uno dei criteri utilizzati come discriminante in questa scelta è spesso proprio la capacità gestionale della piccola azienda e il suo pensiero di tipo sistemico.

Cambiare, dunque, è necessario per sopravvivere, come già sosteneva Deming.

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