martedì 9 agosto 2011

Imparare l'inutilità delle nostre azioni

Ho appena finito di leggere un articolo che, forse, può spiegare l'atteggiamento chiuso e rinunciatario che troppo spesso troviamo nei nostri colleghi quando proproniamo un cambiamento o quando cerchiamo di avviare un nuovo progetto.

Ecco l'estratto che mi ha fatto riflettere. Cosa ne pensate?

(Fonte: Mente & Cervello - agosto 2011)

(...)

Tra gli anni sessanta e settanta, Marin Seligman è stato uno dei primi a dimostrare che alcuni animali possono imparare l'inutilità delle proprie azioni.
A questo scopo ha esposto un gruppo di cani a scosse elettriche alle quali non potevano sfuggire. Ventiquattr'ore dopo i cani sono stati esposti nuovamente a scosse ma in questo caso avevano la possibilità di fuggire. Eppure non ne hanno approfittato: avendo appreso nel corso dell'esperienza precedente che nessuna delle loro azioni metteva fine alle scosse, restavano passivi e sopportavano le scariche. 

Questi cani sono un esempio di impotenza appresa.


Dopo aver appreso questo meccanismo, i ricercatori si sono chiesti se anche gli esseri umani potessero sentirsi impotenti dopo aver vissuto situazioni sulle quali non avevano alcuna influenza. E numerosi studi hanno dimostrato che anche noi impariamo che a volte agire non serve
Quando non abbiamo alcuna influenza sull'ambiente, diventiamo passivi, non facciamo più alcuno sforzo e sviluppiamo sintomi ansiosi o depressivi. 
Uno studio ha dimostrato che alcuni soggetti ai quali era stato chiesto di lavorare su problemi insolubili rinunciavano a cercare una soluzione anche quando, nella seconda metà delle'sperimento, si trovavano di fronte a problemi facili.

Chi di voi non ha mai avuto un collega così? Avete mai pensato che la colpa potrebbe non essere del tutto sua?

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