lunedì 2 settembre 2013

Non c'è più il tempo per pensare

Oggi vi proponiamo la lettura di qualche stralcio dell'articolo: "Oblomov, la futura bibbia dei manager" pubblicato su "Sette".

Avete voglia di dirci cosa ne pensate?

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Quasi certamente anche voi lavorate - se lavorate - troppo. E questo sta diventando uno dei grandi problemi della vita delle aziende: le persone sono trascinate ogni giorno da una riunione all'altra; devono rispondere a decine di richieste, spesso inutili, perché è d'obbligo mostrarsi cooperativi; sono subissate da email che richiedono risposte tanto immediate quanto vuote di contenuto.

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La perdita di tempo è qualcosa che ognuno di noi sperimenta quotidianamente sul posto di lavoro. In Italia, si tende a stare in ufficio più che in altri Paesi europei, probabilmente perché la carriera è spesso giocata più sulla fedeltà (anche apparente) che non sui meriti.

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Una ricerca negli Stati Uniti ha misurato che più dell'80% delle persone continua a lavorare anche dopo aver lasciato la scrivania, che il 69% non riesce ad addormentarsi se non ha controllato la posta elettronica e che il 38% abitualmente scruta le email durante la cena.
In Italia le percentuali sono probabilmente inferiori, ma chiunque sia entrato in un ristorante negli ultimi cinque anni sa che la tendenza è la stessa.
Non è che questo rovini solo il tempo libero e irriti famigliari e amici. Alimenta l'apparenza (e forse il senso del dovere) ma crea un vortice nel quale diventa impossibile prendere le distanze e avere una visione di quel che si sta facendo.

Uno dei più grandi manager degli ultimi decenni, Jack Welch della General Electric, per un'ora al giorno guardava fuori dalla finestra. E i migliori strateghi sono coloro che non vivono rispondendo agli eventi e alle richieste ma impongono la loro agenda, nella quale c'è sempre spazio per riflettere.

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