martedì 20 maggio 2014

Il problema del tempo (5)

Dato che questo sembra proprio il periodo in cui molti media si stanno rendendo conto che stiamo sfruttando male il tempo che abbiamo a disposizione, aggiungo un altro articolo sul tema e che è stato pubblicato da "D".

Buona lettura!

Niente funziona meglio dell'eccesso, ci viene detto. Se avere un po' di qualcosa è bello, averne di più deve per forza essere meglio. E quindi lavorare ottanta ore alla settiamana dev'essere meglio che lavorarne quaranta.

Si dà per scontato che rimanere connessi ventiquattr'ore su ventiquattro, e sette giorni su sette, sia un requisito essenziale di qualsiasi lavoro che oggi come oggi valga la pena di fare. Il che significa che ai nostri tempi andare a avanti dormendo poco e impegnati in costante multitasking è la corsia preferenziale per raggiungere la vetta del mondo lavorativo. 

Giusto? No, falso. Ed è ora di rimettere in discussione questi presupposti. 

Non appena riusciremo a farlo, apparità subito chiaro che il prezzo che stiamo pagando per questo modo di pensare e di vivere è decisamente troppo alto, anzi sta diventando davvero insostenibile.
L'intero edificio del nostro modo di vivere ha urgente bisogno di essere riparato e ristrutturato a fondo. Perché quello che per noi ha davvero valore non corrisponde affatto al modo in cui conduciamo la nostra vita. E quindi urge un piano per riconciliare le due cose.

Nell'"Apologia di Platone", Socrate diceva che la missione della sua vita era risvegliare gli ateniesi all'importanza suprema della cura dell'anima. Il suo intramontabile appello a rientrare in contatto con noi stessi rimane l'unico modo perché ciascuno possa vivere al meglio

(...)

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