venerdì 19 settembre 2014

La scuola professionale 2.0

(Fonte: "Il Corriere Economia")

Si chiama «Impresa didattica» ed è la scuola professionale 2.0, delineata dal premier Matteo Renzi nelle linee guida sulla scuola, che permetterà agli istituti d’istruzione superiore di commercializzare beni o servizi come ad esempio prototipi in stampa 3D o agli istituti alberghieri di aprire un ristorante al proprio interno.

I nostri istituti tecnici si trasformeranno così in piccole botteghe artigiane, dove apprendere
mestieri legati al territorio, con le imprese che potranno contribuire mettendo a disposizione laboratori, competenze ed esperienze a tutto campo.
 

Così diventa obbligatoria, negli ultimi 3 anni degli istituti tecnici e professionali, l’Asl (Alternanza Scuola-Lavoro), un programma che prevede un minimo di 200 ore annue da spendere sul campo per
imparare i trucchi del mestiere, alternando la frequenza scolastica con la formazione ed il lavoro in azienda. Con una «paghetta» che, a seconda dei casi, arriva a 460 euro lordi mensili. Il nuovo orientamento didattico cambierà anche l’esame di maturità, che sarà meno teorico e più pratico.
 

Durante il tirocinio, i tutor scolastici, professori in grado di seguire il programma in modo che abbia attinenza con la preparazione culturale dello studente, s’interfacciano «con i tutor aziendali che affiancheranno invece il minore sul campo per tutta la durata del progetto», dichiara il Sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi. Insomma un primo passo verso il modello duale tedesco. 

Ma il nostro corpo docenti come verrà aggiornato?
«Il piano per l’assunzione di 150 mila docenti entro il 2015, prevede che 2-3 mila di questi professori andranno a ricoprire il ruolo di tutor scolastici all’interno delle scuole tecnico-professionali.
Con l’Indire (Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica) che si occuperà di formarli — aggiunge il sottosegretario. Costo dell’intera operazione 100 milioni l’anno. Ma se da una parte ci sono 130 mila aziende che non riescono ad assumere perché non trovano qualifiche adatte, dall’altra c’è il 43% di disoccupazione giovanile, vuol dire che qualcosa non va. Il lavoro
c’è, va solo tarato meglio. Servono diplomati specializzati in tecnologie avanzate. Per questo
destineremo 300 milioni per modernizzare i nostri laboratori, dai macchinari alle strutture, perché sono il fulcro del futuro».

La nuova legge prevede che le aziende, una volta individuate le scuole dove reperire manodopera, firmino il protocollo al Miur, mentre la selezione dei ragazzi avviene su base volontaria. In più le imprese potranno godere d’incentivi fiscali. In realtà l’Asl come metodologia didattica per sviluppare le competenze previste dall’ordinamento degli studi oggi già esiste. «Ma è inefficace, funziona male e
con numeri bassissimi», spiegano i tecnici di Confindustria Education. È seguita solo dal 9% degli studenti delle superiori.
Il 28% la realizza negli istituti professionali, il 6% nei tecnici e il 2% nei licei e prevede appena 90 ore annue, la metà di quanto indicato ora nella nuova norma.
 

«L’alternanza scuola lavoro è efficace nella misura in cui c’è un sistema produttivo in grado di accogliere in modo proficuo queste figure, con sperimentazioni sul campo - osserva Claudio Lucifora, docente di Labor Economics all’Università Cattolica e presidente dell’Aiel (Associazione
economisti del lavoro) -. L’anello debole del nostro sistema  formativo è stato aver separato l’istruzione dal lavoro.
Le grandi imprese non avranno problemi ad individuare tutor aziendali interni, ma le pmi? Per loro non sarà facile. Sarà l’imprenditore a seguire il ragazzo, onde evitare di fargli fare fotocopie?».
 

Le sperimentazioni appena partite coinvolgono i principali gruppi italiani. «In Federmeccanica,
la sperimentazione partirà nel 2015 - spiega Federico Visentin, vicepresidente della Federazione sindacale dell’industria metalmeccanica -. Sono coinvolte 50 scuole in tutta Italia e 10 mila
studenti. Il secondo anno si raddoppia, per entrare a regime, nel senso di copertura totale di tutti i 780 istituti tecnici italiani, dal terzo anno». Nelle sedi produttive Bayer di Filago, Garbagnate Milanese, Segrate, gli alunni del 4° e 5° anno degli istituti tecnici industriali integrano il loro percorso di studio con esperienze in azienda. Le aree dove vengono impiegati sono: controllo qualità,
produzione, pianificazione, ingegneria, Health-safety and enviroment.


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