mercoledì 30 aprile 2008

I 7 sprechi: magazzini

Uno spreco che spesso non viene considerato è quello di immagazzinare il prodotto finito (in attesa di spedirlo), le materie prime (in attesa di utilizzarle) o una grande gamma di prodotti tra i quali il cliente possa liberamente scegliere.

Un prodotto non fornisce valore aggiunto fino a quando non viene spedito, esattamente come un materiale aggiunge uno spreco quando attende di essere utilizzato.

La loro gestione, infatti, implica tempo, spazio, risorse, più movimentazioni, un flusso di cassa non efficiente, abilità per non farli deteriorare nel tempo e per non creare obsolescenze, uomini, lavorazioni in corso, inventari, rapporti più complessi con i fornitori, ecc.

Molte aziende utilizzano i magazzini come cuscinetto per affrontare in maniera efficace eventuali problemi qualitativi (un errore di produzione può essere facilmente riparato avviando alla lavorazione nuove materie prime) o vanno ad incrementarli perché non sono in grado di gestire un tack time efficace e lavorano non in base alle richieste del mercato ma al ritmo che è più naturale per la struttura.

Il prezzo di acquisto dei materiali, però, è molto più basso di quello di gestione degli stessi all’interno di un magazzino e questo calcolo andrebbe fatto così come bisognerebbe eliminare sul nascere i problemi qualitativi che possono portare ad errori nelle lavorazioni.

Ohno maturò questa convinzione osservando l’approccio dei consumatori americani quando andavano a fare la spesa: comprare solo ciò che serviva quando serviva. Questa idea venne poi sviluppata nel “Just in Time”.

Proviamo, dunque, a seguire le orme di Ohno e a fare le seguenti considerazioni:
- i nostri magazzini contengono esattamente i materiali che ci servono?
- sono state condotte indagini approfondite sulle vendite per stabilire se le nostre scorte di prodotti sono conformi alle richieste del mercato?
- i prodotti che immagazziniamo sono tutti prodotti vendibili e richiesti frequentemente dai clienti?

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